Un caldo saluto a tutte le colleghe e i colleghi Chimici e Fisici.

Questa non vuol essere una mera cronaca sportiva della mia partecipazione alle Paralimpiadi a Tokio, piuttosto una raccolta di emozioni, esperienze e suggestioni di un evento straordinario e particolare.

E’ stata una Paralimpiade appunto molto particolare, viziata dalle misure anti covid. Il clima festoso degli eventi precedenti è stato decisamente compromesso. Comunque, come mi ero già accorto a Londra 2012 e Rio 2016, gli atleti in gara non erano li per festeggiare, divertirsi o far vacanza. E così è stato per me.

Il villaggio olimpico si trova nel’isola di Harumi e si presenta con palazzi di 18 piani dove alloggiano le delegazioni, un torre altissima, una mensa grande come due campi di calcio, altri stabili dedicati al tempo libero o a cliniche per la cura di eventuali infetti. Gli spazi sono ampi e tra un palazzo e l’altro sono state realizzate isole verdi molto accoglienti che ricordano giardini zen ed imperiali. Dai piani alti si può intravedere la Tokio Tower ed un fantastico landscape composto da una vera e propria giungla di grattacieli, così come il Rainbow Bridge, illuminato di notte, che attraversa la baia.

Tutti gli spazi erano perfettamente accessibili ed inesistenti le barriere architettoniche. A disposizione per tutto il villaggio piccole navette elettriche a guida autonoma da 2/4 posti, anch’esse accessibili alle carrozzine.

Per noi italiani il cibo è importante e devo dire che l’offerta era variegata e spesso gustosa; si è potuto scegliere tra cucina giapponese e quelle di altri continenti e tradizioni. Mi è piaciuto molto esplorare attraverso le papille gustative accostamenti e ingredienti per me inconsueti; tra tutto ho apprezzato la carne wagyu, gli udon e gli spaghetti di soia testando di volta in volta condimenti diversi. Sono pur sempre uomo di scienza e sperimentare resta un obbligo!

Le gare del tennis tavolo si sono svolte presso il Tokyo Metropolitan Gymnasium adiacente lo Stadio Olimpico. L’impianto è di una bellezza commovente, all’interno un tetto curvilineo molto equilibrato, spalti asimmetrici, colorati e per nulla soffocanti. Soffocante invece il caldo o meglio l’umidità. Sia al villaggio che presso gli impianti sportivi la quantità di addetti, assistenti, guardie era impressionante e mi immagino la fatica a stare sotto quel sole cocente per molte ore.

A causa delle norme anti-covid non ci è stato permesso di uscire dal villaggio olimpico e girare liberamente per la città. Il mio sguardo su Tokyo si è limitato al “tour by bus” dei collegamenti con gli impianti sportivi. L’impressione ricevuta è quella di uno sfruttamento spasmodico dello spazio, con palazzi costruiti a pochi cm l’uno dall’altro; buono per farsi passare il sale dal dirimpettaio. Una delle cose che più mi ha stupito è stato il traffico: assente! Una metropoli di 13 milioni di abitanti e ai semafori, onnipresenti, i nostri bus non erano più in là del ottavo mezzo in coda; a qualsiasi ora. Traffico scorrevolissimo, presumo per effetto di trasporti pubblici, metro e treni, efficientissimi. Mi dicono che chi non ha garage o posto auto non può per legge acquistare una macchina. Se ne vedono gli effetti anche sull’atmosfera limpida che lascia passare i forti raggi del sole. Sorge naturale il confronto con Pechino visitata nel 2015: in 10 giorni ho visto il sole due volte, mascherato da una coltre degna della Londra ottocentesca.

L’impatto con i giapponesi è stato decisamente positivo; sono persone socievoli e gentili, contraddistinte da una formalità per nulla ipocrita, ma manifestazione del rispetto che hanno per l’interlocutore. Ho realizzato che sono degli esecutori fenomenali dei compiti loro affidatigli; si potrebbe paragonarli ai tedeschi, e come questi hanno sicuramente rispetto dell’autorità; in più concepiscono il loro lavoro, qualunque esso sia, come vera missione da compiere nel modo migliore; ricerca della perfezione e purezza del gesto e dell’azione degna del Bushido, codice morale e filosofico dei samurai.

Concludendo ritengo questa esperienza sportiva e umana molto positiva nonostante i molti vincoli dovuti alle misure anti-covid. Il Giappone è sicuramente un paese moderno che guarda al futuro, ben organizzato e con un’identità definita e fiera.

Resta la voglia di tornare in un momento più consono e approfondire la conoscenza e l’esplorazione di questo magnifico paese.

 

Dott. Chim. Andrea Borgato
OICF Veneto