Pensiamo all’immensa distesa d’acqua degli oceani: è il più grande ecosistema del pianeta che contribuisce a regolare il clima, fornisce circa la metà dell’ossigeno necessario alla vita e assorbe più di un quarto del biossido di carbonio presente in atmosfera, compresa la quantità derivante da emissioni conseguenti ad attività antropiche.

Un patrimonio indispensabile anche all’economia mondiale, da difendere e preservare perché minacciato da una progressiva incuria e da un costante degrado.

L’aumento delle emissioni di gas serra ha portato a un accumulo di calore nelle acque degli oceani, cambiandone la composizione chimica. Le conseguenze peggiori? L’acidificazione delle acque, l’innalzamento del livello del mare, gli eventi meteorologici estremi, l’erosione costiera. Una situazione aggravata dalla pratica della pesca che in certi casi non è sostenibile, e dall’inquinamento dell’habitat marino. Altro aspetto preoccupante è la sensibile riduzione della fauna ittica, causata dalla pesca eccessiva o condotta con tecniche distruttive.

Dalla seconda metà del secolo scorso la quantità di pescato ha continuato ad aumentare e oggi la pesca industriale occupa un’area che è circa quattro volte quella destinata all’agricoltura nel mondo.

I prodotti della pesca sono sempre più richiesti nell’alimentazione umana, ma il pesce diminuisce ed è sempre meno sano.

Anche la plastica è responsabile di danni consistenti all’ambiente marino. Oltre 9 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono nei nostri oceani ogni anno. Questa enorme quantità di materiale si è dispersa nell’ambiente, nelle discariche o nei fiumi, attraverso i quali continua ad arrivare negli oceani. Nel 1980 venne scoperta nell’oceano Pacifico un’impressionante prima isola di plastica, dalle dimensioni difficilmente determinabili con precisione. Le correnti oceaniche negli anni hanno convogliato i rifiuti provenienti dai fiumi e dai mari, creando questo e altri accumuli di materiale plastico non biodegradabile. Attualmente si stima che esistano 5 isole di queste dimensioni, sparse in praticamente ogni oceano.

A causa della presenza dell’uomo e delle sue attività, con un aumento dell’apporto di sostanze nutritive, principalmente azoto e fosforo, mari, fiumi e laghi inoltre sono soggetti a un lento processo di eutrofizzazione. Il fenomeno si manifesta con alterazione del colore e della trasparenza delle acque per le alte concentrazioni di micro alghe in sospensione. Tale processo può avere ricadute sull’ambiente molto negative; nel periodo estivo – autunnale, quando le acque sono calde e calme e si hanno pertanto marcate stratificazioni, si possono generare diffuse e persistenti carenze di ossigeno nelle acque di fondo con stati di sofferenze per la fauna di mari, fiumi e laghi.

I Chimici e i Fisici svolgono un ruolo fondamentale nella “vita” delle acque: a titolo esemplificativo e non certo esaustivo, ecco un veloce elenco delle attività che li vedono impegnati in prima linea.

Effettuano monitoraggi e analisi continue e a diverse profondità valutandone i parametri chimici e chimico fisici.

Tengono sotto controllo le acque che, dopo essere state utilizzate nei processi civili ed industriali, possono contenere sostanze talvolta tossiche o pericolose. Pertanto, prima di essere restituite all’ambiente, queste devono essere sottoposte a processi di depurazione in grado di renderle compatibili con la capacità auto depurativa dei mari, dei laghi e dei fiumi, anche in relazione ai movimenti delle masse di acqua al variare delle stagioni e della temperatura ambientale.

Analizzano quelle di balneazione per assicurare ai cittadini, nella stagione estiva e non solo, che non vi siano rischi per la loro salute.

Eseguono ricerche e misure sulle acque destinate al consumo umano o all’impiego nel comparto agroalimentare.

Contribuiscono alla tutela degli ambienti acquatici e delle forme di vita che li popolano individuando e mettendo a punto processi sostenibili, nei quali molta attenzione è prestata ai concetti di atom economy e, per quanto concerne l’impiego di catalizzatori, di turn over number delle sostanze impiegate.

Promuovono il riciclo e preferibilmente, ove possibile, il riuso dei materiali in un’ottica di economia circolare.

Molto è da fare per restituire alle acque la pienezza e la varietà delle forme di vita che le popolano, e i Chimici e i Fisici sempre più possono dare il proprio contributo per la tutela anche di questi biotopi, in linea con gli obiettivi dell’Agenda ONU per lo sviluppo sostenibile.