Il valore sociale delle professioni del Chimico e del Fisico in ambito sanitario, ambientale ed industriale si sta affermando sempre più alla luce anche dei nuovi indirizzi politici che dovrebbero portare a breve ad una rivalutazione del sapere scientifico, fondamentale per ridare slancio e prospettive di sviluppo al nostro Paese ed occupazione ai giovani nel prossimo futuro.
Come certamente è giusto ribadire in quali difficoltà si trovano i nostri giovani laureati che vogliono intraprendere la loro carriera professionale, anche in virtù di essere professione sanitaria, nell’ambito del SSN e delle Agenzie ambientali, soprattutto in questi tempi dove i nessi fra ambiente e salute si rivelano sempre più cruciali. Difficoltà rese ancora più palesi dal potere accedere alle scuole di specializzazione già previste dalle norme vigenti nell’area sanitaria (come ad esempio  patologia e biochimica clinica, tossicologia, scienze dell’alimentazione, statistica medica) parzialmente di interesse anche se alcune equipollenti a Chimica Analitica, specializzazione tuttora richiesta nei concorsi per dirigenti sia nel SSN che nelle Agenzie, ma soprattutto dalla mancanza del riconoscimento di una specializzazione molto frequentata dai chimici in questi anni come quella sulla Valutazione e Gestione del Rischio Chimico biennale, attualmente non di area sanitaria. Questa situazione rende di fatto impossibile, salvo rari casi, l’accesso alle posizioni dirigenziali nelle ASL e nelle Agenzie.
Diversi sono stati i tentativi fatti dalla Federazione in collaborazione con le Direzione della suddetta scuola, attivata in alcune Università come Padova, Insubria, Roma, Napoli, al fine di rimodularla su tre anni come richiesto per le specializzazioni di area sanitaria, ma le nostre costanti pressioni si sono arenate, a maggior ragione in questa fase di pandemia.
Situazione resa ancora più difficile perché solo ora emerge con chiarezza il ruolo insostituibile del Chimico e del Fisico in settori cosi specialistici, fatto non trascurabile, ma che per troppo tempo non riconosciuto e osteggiato anche dai vertici delle Agenzie, “troppi sono i dirigenti chimici presenti,” ancorchè trasferiti dai Presidi Multizonali di Igiene e Prevenzione, con il relativo budget.
Certamente occorre ripensare anche le scuole di specializzazione ed un percorso potrebbe essere facilitato a seguito dell’iniziativa  del Ministero della Salute, che con la Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria ha approvato nel 2019 un documento  “Ambiente e Salute“ nell’ottica di una maggiore collaborazione tra SSN e SNPA e con lo scopo  di istituire una scuola di specializzazione sui temi dell’ambiente e della salute in grado di fornire gli strumenti conoscitivi necessari in “ENVIRONMENT and HEALTH”. Su questo la Federazione sollecita le Università sensibili a questi temi per cultura e tradizione, ad attivarsi secondo i canali normativi specifici.
Tutto ciò si riverbera certamente sulle assunzioni nelle Agenzie in relazione anche alle sentenze emesse contro le assunzioni nel comparto del personale biologo, chimico e fisico nelle Agenzie sulla base delle attuali norme contrattuali, o comunque di prevedere, per chi era stato assunto a suo tempo nel comparto, di poter accedere alla dirigenza.
Questa situazione si è ulteriormente acuita, a seguito del maldestro tentativo di risolvere tali problematiche attraverso l’emendamento 135.20 alla proposta di legge di bilancio 2021, che avrebbe limitato o ridotto le figure dei professionisti sanitari all’interno delle agenzie ambientali, emendamento ritirato a seguito della presa di posizione della Federazione e della ferma risposta del Ministro della Salute.
A questa si è aggiunta la denuncia di Chimici, Fisici, Biologi, che operano all’interno delle Agenzie per l’Ambiente ai quali non vengono riconosciute le loro competenze e attività professionali stesse, rispetto alla quale La Federazione ha stilato un comunicato stampa a sostegno dei Colleghi, dove si recita nei punti più salienti
“Continua la protesta di Chimici, Fisici e Biologi che operano all’interno delle Agenzie per l’Ambiente (ARPA) e ai quali non vengono riconosciute le loro competenze e attività professionali dalle stesse. La questione è iniziata a dicembre 2020 con una lettera inoltrata a diversi interlocutori istituzionali quali il Ministero della Salute, ai direttori delle ARPA, ad Assoarpa,etc. e sottoscritta da 710 professionisti chimici, fisici e biologi, seguita poi dalla rivisitazione da parte del Governo dell’emendamento 135.20, in riferimento alla Proposta di legge C.2790-bis, che avrebbe limitato o ridotto le figure dei professionisti sanitari all’interno delle agenzie ambientali . L’emendamento in questione prevedeva che l’attività svolta dai dirigenti e dagli operatori, con laurea in chimica, fisica e biologia, in servizio presso le ARPA inquadrati in ruoli tecnici non fosse riconducibile nell’ambito delle professioni sanitarie, come previsto dalla Legge N°3 del 2018 anche se iscritti ai rispettivi Ordini professionali. Anche il Ministero della Salute ha espresso il proprio parere negativo al suddetto emendamento sentito   il parere dei rispettivi Ordini, Su questo aspetto  si era già espresso in passato lo stesso  Ministero della Salute che, con propria nota aveva confermato alla Federazione Nazionale degli Ordini dei Chimici e dei Fisici che “la riforma di cui alla Legge 11 gennaio 2018, n. 3 ed ai decreti attuativi non consente di differenziare la professione regolamentata di Chimico e di Fisico “sanitario” e “non sanitario”, in quanto queste ultime sono da ritenersi in toto professioni sanitarie organizzate in Ordini”.  Ad evidenza dunque che qualora un professionista svolga, a prescindere dall’inquadramento contrattuale e dall’ambito di lavoro pubblico o privato, attività inerenti la professione di Chimico o Fisico, lo stesso è tenuto per legge ad essere iscritto all’Albo dei Chimici e dei Fisici ed è sempre professionista sanitario.
Nonostante ciò, ancora oggi molti professionisti chimici, fisici e biologi dipendenti delle ARPA evidenziano i problemi suscitati dall’atteggiamento e dalle iniziative dei Direttori Generali quando affermano, in modo erroneo, che la legge 3 del 2018, Legge Lorenzin che individua le professioni sanitarie tra cui quelle dei chimici e dei fisici, che le ARPA ed il Sistema delle Agenzie, non svolgono attività sanitaria, non essendo Enti appartenenti al SSN anche se finanziate dallo stesso”.
In questo quadro di conflitto, certamente paralizzante, la via maestra non può che essere quella di ricercare nell’ARAN, come nelle organizzazioni sindacali, una maggiore disponibilità ad un diverso inserimento contrattuale del personale che opera nelle Agenzie per l’Ambiente,  da parte dei Ministeri competenti  Salute e MUR prevedere l’accesso alla dirigenza, modificando il DPR 483/97 in sanatoria, inserendo come equipollente alla specializzazione in Chimica Analitica, almeno 5 anni di anzianità di servizio in enti pubblici, e contemporaneamente accettare la proposta, formulata dalla Federazione in accordo con le scuole di specializzazione Valutazione e Gestione del Rischio Chimico, in un corso triennale di area sanitaria, permettendo quindi a tutti coloro che già hanno acquisito la specializzazione biennale  di completare gli studi con l’anno integrativo.
Di questo si è parlato in un recente incontro con gli Ordini Territoriali, definendo un percorso condiviso, che accanto ad iniziative immediate tendente a facilitare l’accesso alla dirigenza, vedrà anche la costituzione di due tavoli di lavoro, sul riordino delle specializzazioni e sulla necessità di fare una ricognizione delle attività svolte dai chimici e dai fisici sia nel SSN che nel SNPA e proporre soluzioni.
 
Dott. Chim. Renato Soma
Consigliere FNCF