Giornata dell’uomo nello spazio
Alzare gli occhi al cielo e abbracciare la vastità del cosmo.
Ripercorrere con la memoria gli ultimi sessant’anni di storia ci fanno comprendere bene come la conquista dello spazio sia stata spesso definita, in principio, una vera e propria corsa, una competizione fra le uniche due grandi potenze mondiali, all’inizio, in grado di realizzarla.
Al di là di delle ragioni politiche ed economiche che ne sono stati i presupposti all’inizio degli anni sessanta, un aspetto umano rimane tuttora immutato: il fascino di affrontare l’ignoto.
Dagli albori della nostra civiltà, prima ancora di istituire il consorzio umano così come lo viviamo, il desiderio di andare oltre i confini della conoscenza, l’attrazione di identificarsi con l’infinito e l’impellente necessità di affrontare l’ignoto rappresentano l’antichissimo mito di andare oltre le colonne d’Ercole per conoscere cose nuove.
Da un punto di vista filosofico, dato che la chimica e la fisica traggono le loro origini da questo amore per la conoscenza, l’uomo è la creatura intelligente che tenta di riconoscere in sé la scintilla della creazione di cui fa parte, guardando il creato e cercando di penetrarne i segreti.
Dopo millenni di speculazione intellettuale dedotta dalla pura e semplice osservazione, pur ricca di felici e profonde intuizioni, nel secolo scorso la chimica e la fisica hanno dato una svolta decisiva, rivoluzionando il modo di concepire la struttura della materia. Ricordiamo che una primordiale teoria della struttura atomica, in modo molto suggestivo, aveva paragonato la struttura dell’infinitamente grande con l’infinitamente piccolo, come se il mondo subatomico potesse essere una riproduzione del cosmo. Ma ricordiamo che sono state proprio le prime scoperte della chimica e fisica delle particelle che costituiscono l’infinitamente piccolo a fare da propulsore verso l’infinitamente grande, perché entrambi sono mesmerizzanti in quanto irraggiungibili e incomprensibili.
Quindi la chimica ha contribuito in modo fondamentale alla conquista dello spazio esterno attraverso la progettazione e la sintesi di nuovi materiali adatti a realizzare mezzi di trasporto leggeri e resistenti, indumenti adatti, carburanti idonei e soprattutto sistemi di alimentazione umana e riciclo di sostanze.
La fisica, d’altro canto, ha contribuito con nuovi sistemi di calcolo a perfezionare i dettagli delle missioni e di ottimizzarne il controllo. Così, insieme la chimica e la fisica hanno finalmente fornito gli strumenti per varcare le frontiere dello spazio e l’impossibile è diventato possibile.
Per l’uomo é stato perfino possibile andare di persona a prelevare dei campioni sul suolo lunare e nel 1969 grande era stata l’eccitazione per i chimici di poterli analizzare, scoprendo così che il cosmo è qui, congruente nella sua composizione chimica e armoniosamente regolato dalle leggi della fisica.
Quindi il merito principale della chimica e della fisica é quello di aver inventato nuovi materiali e tecnologie che hanno permesso di trasformare il modo di esplorare non solo più osservando da lontano ma avvicinandosi e compiendo una serie di esperimenti scientifici progettati per il benessere dell’umanità. Ad esempio, nello spazio la ricerca scientifica può essere finalizzata a migliorare le tecnologie esistenti o scoprire meccanismi di adattamento diversi.
L’avventura si é fatta più interessante ma l’anima dello scienziato è rimasta la stessa.
L’uomo deve scoprire se stesso attraverso l’esperienza dello spazio che lo circonda, è inevitabile che se questa richiesta parte dall’uomo, anche se fa il giro dell’universo, si chiude di nuovo inevitabilmente sull’uomo, trasformandosi in un ciclo vitale esistenziale.
La naturale tendenza dell’uomo é di allargare le proprie frontiere. Nell’universo non ci sono muri: è tutto lì davanti a noi e a nostra disposizione. Unico avvertimento è che la Natura sa proteggere i suoi segreti nonostante sia “un libro aperto”: bisogna prima imparare a leggere.
Noi chimici e fisici siamo fortunati a vivere come testimoni questa svolta dell’umanità e a contribuire con un ruolo attivo al suo sviluppo.