Sin dagli anni del boom economico e fino al 2008, il settore dell’edilizia ha rappresentato per l’Italia un volano economico e al tempo stesso un ambito prediletto per piccoli e medi investimenti economici.
Da più di dieci anni tuttavia l’edilizia sta vivendo una crisi drammatica, e con essa anche tutta la filiera delle costruzioni ha subìto ripercussioni dapprima sul piano economico e successivamente anche sul piano delle cogenze normative, dei cambiamenti strutturali anche a carico dei Comuni (si pensi per esempio alla costituzione dei SUE e del necessario back-office), delle necessità legate al consumo di suolo e conseguente perdita di materia organica e aumento del rischio di dissesto idrogeologico in alcune aree del Paese più che in altre.

Le misure economiche di cui alla generica definizione di “bonus” poste in essere negli ultimi vent’anni dallo Stato e periodicamente rivisitate per supportare il settore edile in più aspetti, oltreché per incoraggiare nei proprietari l’avvio di interventi sostanzialmente riconducibili all’esecuzione di opere di opere di miglioria e manutenzione straordinaria, a fronte di uno sgravio fiscale, hanno trovato ostacoli di difficile superamento. Sicuramente tra questi scogli possono annoverarsi le numerose modifiche ed integrazioni apportate nel tempo al Testo Unico per l’Edilizia, D.P.R. 380/01, recentemente semplificato di concerto con la Rete delle Professioni Tecniche e gli interlocutori del Sistema Paese, ma anche le difficoltà, soprattutto da parte dei Comuni più piccoli, di dotarsi di infrastrutture immateriali e di una pianta organica caratterizzata non solo delle necessarie competenze, ma anche dell’opportuna sensibilità nei confronti del costruito, degli aspetti legati strettamente all’urbanistica, all’ambiente e al paesaggio e al suo substrato socio culturale.

Questa situazione, evidentemente ancora disordinata sotto diversi punti di vista per i professionisti che operano nell’edilizia, è vista in maniera ancor più fumosa da molti cittadini proprietari di aliquote o della totalità dei volumi edilizi esistenti, che spesso ed in maniera piuttosto omogenea sul territorio nazionale presentano difformità o sono sottoposti a vincoli di diverso tipo. Va ricordato che il patrimonio edilizio italiano non comprende solo i volumi fuori terra, ma anche tutte quelle pertinenze seminterrate o interrate, come ad esempio autorimesse, cantine, taverne, e finanche tutte le strutture ipogee che rappresentano testimonianze del passato, come necropoli, sottopavimentazioni di interesse storico, cripte, unità abitative e intere città antiche ormai sepolte e che comunque rappresentano discontinuità fisiche nel suolo che abbisognano di periodica attenzione.
Anche il professionista Chimico e il professionista Fisico sono figure importanti nei ragionamenti e nelle attività intorno alla questione dell’edilizia che oramai non può più prescindere da un approccio interdisciplinare che faccia perno su un continuo dialogo costruttivo sia con esponenti afferenti ad altre professioni che con i Pubblici Uffici competenti.

Oltre alla gestione di tutti gli aspetti legati alla sicurezza nello stoccaggio trasporto e posa in opera dei materiali, il professionista Chimico e il professionista Fisico collaborano alla redazione dei documenti che disciplinano le attività cantieristiche, effettuano le necessarie valutazioni di rischio, di impatto ambientale, di conto energetico. Affiancano altre professioni anche come supporto scientifico alle attività di istruttoria orientate alla progettazione, acclarano lo stato di fatto dei materiali costituenti l’involucro edilizio e le loro alterazioni, sono consulenti tecnici (CTU o CTP) in controversie su questioni legate a attività che si espletano lungo tutta la filiera edilizia, fin dalla produzione dei materiali stessi.

Il Chimico e il Fisico professionista quindi trovano e auspicabilmente troveranno sempre più spazio per svolgere le loro attività peculiari in questo settore, anche in virtù della sussidiarietà che essi espletano nei cofronti della PA, in un contesto interdisciplinare di collaborazione orientata ad un’edilizia più efficiente, più accorta, più inclusiva, più razionale e funzionale anche nei confronti del ripristino, ristrutturazione e restauro del costruito, e delle esigenze specifiche della destinazione d’uso e della sua più corretta e appagante fruizione.

 

Dott.ssa Chim. Roberta Giacometti
Consigliere FNCF