Quest’anno, il Nobel per la Chimica lo hanno condiviso la biochimica francese Emmanuelle Charpentier e la chimica americana Jennifer A. Doudna. Le due ricercatrici hanno messo a punto la tecnica che taglia e incolla il Dna aprendo la strada a molte strategie un tempo molto più complicate, specie in fase di trattamento, estrazione e purificazione del campione, ottenendo risultati applicabili, oltre che al comparto sanitario e clinico, anche in altri settori produttivi, come ad esempio quello primario. La CRISPR/Cas9 può infatti essere utilizzata per modificare l’informazione genetica di animali, piante e microrganismi.
È la prima volta, nella storia dei Nobel dedicati alla scienza, che due donne dividono il premio più ambito dai ricercatori di tutto il mondo: istituito nel 1901, è stato assegnato finora, solo a cinque donne.
“Le donne – ha dichiarato Emmanuelle Charpentier – possono lasciare un segno importante nella scienza ed è importante che lo sappiano le ragazze che vogliono lavorare nella ricerca. Spero che questo riconoscimento sia un messaggio positivo per quante vogliono seguire la strada della ricerca. La speranza – ha aggiunto – è che questo Nobel dimostri alle più giovani che le donne possono avere un impatto attraverso le ricerche che svolgono”.
E per la Fisica? Il premio è andato per metà a Roger Penrose,
e per l’altra metà a Reinhard Genzel e Andrea Ghez. Il tema premiato, relativo all’astrofisica, parte dalla teoria della relatività generale di Einstein per convergere su buchi neri e metodi matematici con lo scopo di conoscere e descrivere con sempre maggiore accuratezza e precisione il nostro universo e le sue caratteristiche.
Grande impatto mediatico ha riscosso il premio conferito all’astronoma americana Andrea Ghez che, a capo di un gruppo indipendente di astronomi ha dimostrato, ancora una volta, l’importanza di lavorare in un team dove uomini e donne collaborano per raggiungere un unico traguardo.
Durante la conferenza stampa, l’astronoma ha poi rafforzato i concetti espressi dalla Charpentier dichiarando come: “Siamo tutte e tutti consapevoli che le donne oggi fanno parte della scienza e che insieme a molti colleghi si stanno impegnando sempre più per ottenere il giusto riconoscimento del loro lavoro. L’assegnazione di questi Nobel 2020 fa sperare in un serio cambio di rotta da parte di un’istituzione importante come quella dei premi Nobel. Il mio augurio è che si continui così e che, con l’educazione all’inclusività e la comprensione e interiorizzazione del pensiero femminista, non si debbano più sottolineare tratti inutili per celebrare il lavoro di una donna che fa scienza”.
Parole importanti, necessarie a ispirare e stimolare tante giovani scienziate e ad aprire sempre di più la porta alle donne nei campi di declinazione delle cosiddette “scienze dure”.