Durante la conferenza dedicata alla Sicurezza degli alimenti e delle acque in occasione della Giornata Nazionale del Chimico e del Fisico, il 20 maggio sarà previsto anche l’intervento della dottoressa in chimica Daniela Maurizi, Direttrice del Laboratorio analisi alimenti, componente della commissione alimenti della Federazione Nazionale degli Ordini dei Chimici e dei Fisici. Presenterà una relazione sulla «Sicurezza alimentare, certificazioni e attività di laboratorio». L’abbiamo contattata per avere qualche anticipazione.

In che modo il laboratorio può fare da ponte tra le normative e la tutela del consumatore?

«Il laboratorio svolge un ruolo fondamentale come vero e proprio ponte tra le normative vigenti e la tutela del consumatore – spiega la dottoressa Maurizi -. In pratica, è il luogo in cui i requisiti normativi, spesso espressi in termini tecnici e giuridici, vengono tradotti in dati analitici concreti e oggettivi. Grazie alla competenza dei chimici e dei fisici, che applicano metodologie scientifiche rigorose, il laboratorio verifica costantemente la sicurezza, la qualità e la conformità dei prodotti presenti sul mercato rispetto agli standard stabiliti dalla legge».

«Questo processo non è soltanto una formalità burocratica, ma un’attività cruciale che garantisce la trasparenza e l’affidabilità delle informazioni a disposizione del consumatore. In un contesto in cui la sicurezza alimentare, ambientale e dei prodotti di consumo è sempre più al centro dell’attenzione pubblica, il chimico diventa vero e proprio custode della salute pubblica. Attraverso il suo lavoro, contribuisce a prevenire rischi, a evitare frodi e a promuovere la fiducia nei confronti delle industrie e dei prodotti commercializzati».

«In definitiva, il laboratorio rappresenta un presidio scientifico insostituibile, in cui l’esperienza dei chimici e dei fisici è essenziale per trasformare norme astratte in risultati concreti e verificabili, proteggendo così concretamente il consumatore e il bene comune».

Quanto conta oggi il sistema di certificazioni nella filiera alimentare, e quali sono le principali criticità che riscontrate come laboratorio durante le verifiche?

«Oggi il sistema di certificazioni riveste un’importanza strategica cruciale all’interno della filiera alimentare. Non si tratta solo di un semplice requisito formale, ma di un vero e proprio strumento di garanzia che permette alle aziende di dimostrare la qualità, la sicurezza e la conformità dei loro prodotti, aspetti indispensabili per competere sia sui mercati nazionali che, ancor di più, su quelli internazionali. Le certificazioni rappresentano quindi un valore aggiunto fondamentale per costruire e mantenere la fiducia dei consumatori e per rispettare standard sempre più rigorosi in termini di sicurezza alimentare, sostenibilità e tracciabilità».

«Tuttavia, durante le verifiche analitiche svolte in laboratorio emergono alcune criticità significative. Tra queste, le non conformità più frequenti riguardano la presenza di allergeni non dichiarati sull’etichetta, contaminanti sintetici che superano i limiti di legge e pratiche di etichettatura che possono risultare fuorvianti per il consumatore. Questi problemi, se non identificati tempestivamente, possono comportare rischi per la salute pubblica e danni reputazionali rilevanti per le aziende».

«In questo contesto, il ruolo del laboratorio diventa assolutamente centrale: attraverso analisi rigorose e scientificamente fondate, essi sono in grado di individuare e segnalare tempestivamente queste criticità, impedendo che prodotti non conformi arrivino sul mercato. In questo modo, il laboratorio non solo tutela la salute del consumatore, ma sostiene anche il corretto funzionamento della filiera alimentare, contribuendo a elevare gli standard qualitativi e a promuovere una cultura della trasparenza e della sicurezza».

Può darci un esempio concreto di come un’analisi di laboratorio abbia permesso di prevenire un rischio o un problema per la salute pubblica?

«Un esempio concreto e significativo riguarda un caso in cui il laboratorio ha individuato la presenza di aflatossine in una crema di arachidi in concentrazioni superiori ai limiti massimi consentiti dalla normativa. Come i miei colleghi sanno, la presenza di aflatossine in alimenti destinati al consumo umano rappresenta un rischio grave per la salute pubblica. Grazie all’analisi preventiva effettuata prima dell’immissione sul mercato, è stato possibile bloccare tempestivamente l’intero lotto di prodotto, evitando così la sua distribuzione e l’esposizione dei consumatori a potenziali pericoli».

«Questo intervento ha non solo protetto la salute pubblica, ma ha anche salvaguardato l’azienda da sanzioni e danni reputazionali. Questo esempio sottolinea quanto le analisi di laboratorio siano uno strumento indispensabile di prevenzione sanitaria, confermando il ruolo essenziale del chimico nel garantire la sicurezza alimentare e la tutela del consumatore».

Quali sono le principali sfide attuali nella sicurezza alimentare in Italia, soprattutto alla luce delle nuove abitudini alimentari e dei cambiamenti climatici?

«Le sfide attuali nel campo della sicurezza alimentare in Italia sono molteplici e complesse. Tra le più rilevanti vi è l’aumento delle allerte legate a prodotti importati, che spesso provengono da contesti normativi e produttivi differenti, aumentando il rischio di contaminazioni chimiche, microbiologiche o da allergeni non dichiarati. Parallelamente, la diffusione di contaminanti emergenti, dovuti anche ai cambiamenti climatici, rappresenta una nuova minaccia per la qualità e la sicurezza degli alimenti».

«I cambiamenti climatici infatti influenzano la crescita di microrganismi e la diffusione di tossine, modificando anche i pattern di produzione agricola. Inoltre, le nuove abitudini alimentari, con un crescente interesse per alimenti esotici o trasformati, richiedono un adattamento costante dei sistemi di controllo. In questo scenario, garantire la qualità e la sicurezza lungo tutta la filiera diventa sempre più complesso e richiede un impegno continuo. È quindi fondamentale potenziare i controlli, adottare tecnologie analitiche all’avanguardia e aggiornare tempestivamente le normative per rispondere efficacemente a queste sfide in continua evoluzione».

Quali priorità ritiene urgenti per rafforzare il sistema dei controlli?

«Per rafforzare efficacemente il sistema dei controlli sulla sicurezza alimentare, ritengo indispensabile perseguire alcune priorità chiave. In primo luogo, è fondamentale migliorare la tracciabilità dei prodotti lungo tutta la filiera, garantendo una trasparenza completa che permetta di risalire rapidamente all’origine di eventuali problemi».

«In secondo luogo, è necessario incrementare i controlli sugli alimenti importati, che rappresentano una quota crescente del mercato, per evitare l’ingresso di prodotti non conformi o potenzialmente pericolosi. Infine, l’investimento in tecnologie analitiche avanzate è essenziale per ottimizzare i controlli di laboratorio, rendendoli più precisi, rapidi e affidabili. Solo così si può assicurare una risposta tempestiva ed efficace alle sempre nuove sfide poste dalla sicurezza alimentare, tutelando la salute dei consumatori e sostenendo la qualità del sistema produttivo nazionale».