La Federazione Nazionale degli Ordini dei Chimici e dei Fisici denuncia le difficoltà di accesso alla professione per i laureati in Chimica e Fisica. La mancanza di scuole di specializzazione e di un esame di stato per i Fisici crea un ostacolo all’ingresso nel mondo del lavoro, penalizzando soprattutto i giovani laureati. La Federazione chiede con urgenza l’istituzione di percorsi formativi di specializzazione specifici per i chimici e la proroga dei termini per l’iscrizione all’Albo dei fisici, in attesa del completamento dell’iter normativo necessario
La Federazione Nazionale degli Ordini dei Chimici e dei Fisici (FNCF), ente pubblico a rappresentanza nazionale di oltre 10.000 professionisti (82% Chimici, 18% Fisici), ha sollevato, durante una audizione alla I^ commissione del Senato della Repubblica il 16 gennaio 2016, importanti criticità riguardanti la professione di Chimico e Fisico.
Per i professionisti chimici una difficoltà importante è riuscire ad accedere al ruolo di dirigente chimico nel Sistema Sanitario a causa dalla mancanza di Scuole di specializzazione dedicate ai Chimici. Sebbene il fabbisogno nazionale di professionisti in questi settori sia in crescita (una stima del Ministero della Salute indica la necessità di 300 professionisti chimici ogni anno per assicurare il turnover), la mancanza di percorsi formativi specifici crea un deficit di personale specializzato, con conseguente impossibilità per gli enti sanitari di assumere dirigenti chimici.
La Federazione, insieme alla Società Chimica Italiana, ha proposto la riattivazione della Scuola di Specializzazione in Chimica Analitica per la Salute e la trasformazione dell’attuale Scuola di Specializzazione in Valutazione e Gestione del Rischio Chimico biennale in una triennale sanitaria, con l’obiettivo di formare professionisti chimici qualificati per la dirigenza sanitaria. Per maggiori chiarimenti in merito abbiamo contattato il professor Martino Di Serio, vice presidente della FNCF.
Perché l’istituzione delle Scuole di specializzazione in Chimica Analitica per la Salute e in “Valutazione e Gestione del Rischio Chimico per la Salute e l’Ambiente” è così importante?
«Le proposte di istituzione delle scuole di specializzazione per i chimici partono da un’esigenza culturale che è quella di assicurare l’ingresso di professionisti con una formazione avanzata sui i temi della diagnosi e del controllo dell’ambiente nel caso della Scuola di Specializzazione in Chimica Analitica per la Salute e sul delicato tema della sicurezza nel caso della scuola in Valutazione e Gestione del Rischio Chimico. Le scuole di specializzazione, a cui i chimici possono attualmente partecipare soffrono innanzitutto di una mancanza di specificità sugli aspetti chimici. Questo comporta che vengano a perdersi le competenze proprie e peculiari dei chimici con un prevedibile danno per il sistema sempre più indirizzato al concetto di One Health. Inoltre, queste scuole hanno un numero di posizioni insufficienti per soddisfare la richiesta di dirigenti chimici annuale. In questo momento l’ingresso dei giovani professionisti chimici è possibile solo attraverso contratti di precariato che senza una specializzazione non trovano possibilità di essere stabilizzati».
A quale stadio sono oggi i lavori per l’attivazione delle Scuole di Specializzazione?
«Per la Scuola di Specializzazione in Chimica Analitica della Salute, dopo un lungo lavoro fatto dalla Federazione in collaborazione con la Società Chimica Italiana, è stata fatta richiesta il 22 giugno 2022 agli uffici del MUR e del Ministero della Salute di iniziare l’iter dell’attivazione della scuola di specializzazione. La Federazione non ha mai ricevuto risposte ufficiali a questa lettera. Nel caso della scuola di Specializzazione in “Valutazione e Gestione del Rischio Chimico per la Salute e l’Ambiente”, il 21 settembre 2022 la Federazione ha chiesto al Ministero della Salute e al MUR di trasformare l’attuale scuola di Specializzazione in Valutazione e Gestione del Rischio Chimico biennale in Scuola di Specializzazione Sanitaria triennale. Tale necessità è stata evidenziata anche dalla Conferenza Stato-Regioni che il 13 ottobre 2021 ha approvato lo schema di decreto per l’istituzione della Scuola di Specializzazione di area non medica in “Valutazione e Gestione del Rischio Chimico per la Salute e l’Ambiente”. Il documento della Conferenza Stato-Regioni è stato trasmesso ai Ministeri competenti, in primis il Ministero della Salute per gli atti successivi. Dopo prime interlocuzioni avviate alla fine del 2022 con il Ministero della Salute e il MUR, l’interlocuzione si è interrotta e i lavori si sono fermati. Da contatti informali avuti con i Ministeri di recente è stata dichiarata la volontà di avviare gli iter di valutazione per l’attivazione delle due scuole. Confidiamo che a questa volontà presto seguiranno azioni concrete».
Per far fronte a questa emergenza, un decreto legge del 2023 ha consentito, fino al 31 dicembre 2025, la partecipazione ai concorsi per dirigenti chimici a coloro che hanno svolto servizio presso strutture del servizio sanitario per almeno 3 anni. La Federazione, consapevole dei tempi tecnici necessari per l’avvio delle scuole e il completamento dei percorsi formativi, chiede quindi di prorogare al 31 dicembre 2030 il termine per la partecipazione ai concorsi per dirigenti chimici senza specializzazione, consentendo così ai laureati in Chimica di accedere alla dirigenza sanitaria in attesa dell’attivazione delle scuole di specializzazione.
Quali sono i rischi e i benefici di questa misura?
«Sicuramente il primo intervento legislativo ha permesso di risolvere molte situazioni di precariato all’interno del servizio sanitario nazionale e speriamo che fino alla fine dell’anno continuerà a dare i suoi frutti. Vista l’esperienza fino ad oggi avuta, i tempi di attivazione delle scuole di specializzazione non si prevedono essere brevi, e poi considerando che dall’attivazione passeranno 3 anni per avere i primi specializzati, la FNCF ha chiesto nell’ambito di un’audizione alla I^ commissione al Senato la proroga fino al 31 dicembre 2030. Fino a qui gli aspetti positivi, Infatti, questa soluzione è solo temporanea e non risolve il problema alla radice. I rischi sono che la norma diventi poi strutturale e non si acceleri (come richiesto dalla FNCF in diverse sedi) nell’attivazione delle scuole di specializzazione».
Perché, a distanza di anni dall’entrata in vigore della Legge Lorenzin, non è ancora stato definito un percorso formativo e un esame di stato per i Fisici? Quali sono gli ostacoli che impediscono la piena attuazione della legge?
«L’ostacolo principale è nella definizione delle competenze professionali dei Fisici. La Federazione in collaborazione con le maggiori società scientifiche e associazioni dei Fisici aveva proposto un elenco di competenze che sono state accettate nella loro quasi totalità dal Ministero della Salute il 17.10.2019. Il Ministero della salute le ha trasmesse al Ministero dell’Università e della Ricerca, il quale ad oggi non ha ancora avviato l’iter di cui alla Legge 3/2018, creando così una evidente difficoltà per i professionisti fisici nell’accesso al mondo del lavoro ed in particolare della libera professione, nonché generando confusione tra le varie attività professionali. Il MUR è stato più volte interpellato formalmente ma ad oggi non ha ancora riscontrato l’urgente richiesta, che preclude possibilità per i giovani fisici di svolgere la professione. Questo comporta importanti limitazioni per la partecipazione a concorsi pubblici dove è richiesto l’iscrizione all’Albo e poi all’impossibilità da parte della Federazione ad impedire l’abuso della professione».
Per risolvere questa situazione, la Federazione ha dunque proposto nell’ambito dell’audizione alla I^ commissione senato di prorogare fino al 31 dicembre 2026 l’obbligo per i Consigli degli Ordini di iscrivere all’Albo i laureati in Fisica che abbiano maturato almeno tre anni di esperienza professionale.
Questo consentirebbe ai giovani Fisici di accedere alla professione in attesa dell’esame di stato o dell’attivazione delle lauree abilitanti?
«La legge istitutiva della professione di Fisico (La legge Lorenzin del 2018) aveva previsto un periodo transitorio che premetteva ai laureati fino al 2014 di iscriversi all’ordine, con la richiesta della Federazione si applica la stessa procedura permettendo, sempre in via transitoria, ai laureati in Fisica fino al 2023 che abbiano svolto attività riconducibile alla professione di Fisico di potersi iscrivere all’ordine».